Le recenti mosse del Presidente degli Stati Uniti per smantellare USAID, la più importante agenzia per la cooperazione e lo sviluppo internazionale al mondo, stanno sollevando molte riflessioni sul ruolo della filantropia nella società. La filantropia infatti può essere un potente motore di cambiamento, prima di tutto sociale ed economico ma anche culturale e spirituale. Quando è fatto con consapevolezza, ogni dono aiuta non solo chi lo riceve ma anche chi lo fa, e permette soprattutto di creare relazioni di fiducia su cui costruire uno sviluppo vantaggioso per l’intera comunità. È per questo che Wisedāna Foundation incoraggia una visione della filantropia come mezzo fondamentale per unire le persone nella solidarietà, contrastando la crescente spinta alla polarizzazione cui stiamo assistendo oggi.
La società sta cambiando, e sta cambiando in fretta. Di seguito analizziamo alcune delle novità che più stanno incidendo sul Terzo Settore e soprattutto sulle novità che la filantropia si troverà a fronteggiare nel futuro prossimo. Il non profit saprà cogliere le nuove sfide per trasformarle in opportunità di crescita?
L’invecchiamento della popolazione e le nuove priorità della filantropia
Il panorama demografico sta giocando un ruolo fondamentale nel rimodellare le priorità della filantropia. L’invecchiamento della popolazione, che interessa gran parte della società occidentale, richiede un ripensamento delle strategie d’intervento1. La crescita della popolazione anziana implica la necessità di sostenere un numero sempre maggiore di individui economicamente vulnerabili. Viene così messa in luce l’urgenza di interventi che offrano sicurezza, assistenza sanitaria e supporto nel garantire un invecchiamento dignitoso. Le organizzazioni non profit dovrebbero dunque orientarsi verso programmi che incidano davvero sulle condizioni di vita delle persone anziane, riconoscendo il valore intrinseco di ogni esistenza e l’importanza di una rete di sostegno oltre le barriere di età.
In questo contesto, la sfida per il settore filantropico non è solo quella di gestire risorse e fondi, ma di rivedere il proprio modello di intervento, integrando il dono con un impegno attivo verso il cambiamento sociale. Il sostegno alla popolazione anziana diventa così parte integrante di una visione globale, in cui il benessere individuale è strettamente legato al benessere collettivo e in cui ogni forma di generosità si trasforma in un atto di cura verso il prossimo. La transizione demografica impone di considerare il dono non solo come una risorsa da distribuire, ma anche come una forza che può costruire un futuro in cui la dignità e il rispetto per ogni essere umano siano valori centrali.
Volontariato aziendale: competenze, cura e responsabilità sociale
Il volontariato, da parte sua, sta vivendo una profonda metamorfosi. Tradizionalmente visto come un impegno occasionale, oggi il volontariato si declina in forme sempre più sofisticate e flessibili, che promuovono un coinvolgimento diretto e mirato valorizzando le competenze individuali. Infatti la pratica del volontariato di competenza si sta affermando: sono tantissimi i professionisti che mettono a disposizione le proprie capacità – dalla tecnologia alla comunicazione, dal management all’assistenza legale – per supportare organizzazioni non profit. Questa tendenza non solo favorisce un intervento più efficace, ma rispecchia anche l’ideale buddhista di servire il prossimo con la propria unicità, riconoscendo che ogni talento messo al servizio della comunità può essere un ottimo strumento di crescita.
Anche il volontariato aziendale si sta diffondendo in misura significativa. Sempre più imprese, consapevoli della responsabilità sociale che hanno, integrano nelle proprie strategie programmi di volontariato: in pratica, incoraggiano i dipendenti a dedicare parte del loro tempo lavorativo a iniziative socialmente utili. In questo modo, il legame tra lavoro e impegno sociale si fa più stretto, creando un ambiente in cui la cura per il prossimo diventa parte integrante della cultura aziendale. Un report del Points of Light Institute indica che il volontariato aziendale sta diventando una delle principali modalità di coinvolgimento in ambito corporate. In Italia infatti sempre più imprese stanno integrando il volontariato aziendale nelle loro strategie di responsabilità sociale d’impresa (CSR). Attualmente, oltre 4.000 imprese, pari al 5% delle aziende con almeno 50 dipendenti, offrono al proprio personale l’opportunità di svolgere volontariato di competenza. Inoltre, altre 21.000 imprese (26%) stanno valutando di introdurre questo tipo di programmi nelle proprie strategie di sviluppo.
Questo è un approccio che va oltre la semplice responsabilità sociale d’impresa. Infatti pone le basi per una collaborazione autentica tra mondo aziendale e società civile, in cui la solidarietà diventa uno dei motori principali dello sviluppo e dell’innovazione.

La giustizia sociale sarà favorita dalla filantropia?
Il percorso della filantropia si sta dunque facendo via via più articolato, integrando dimensioni economiche, sociali e spirituali in un quadro complesso e stimolante. La sfida della giustizia sociale impone di rivedere le priorità in un contesto caratterizzato da crescenti polarizzazioni socio-politiche e da nuove dinamiche di finanziamento. Le risorse destinate a programmi per la riduzione delle disuguaglianze si sono progressivamente ridotte, spingendo le organizzazioni a cercare nuove vie per garantire la propria sostenibilità. In questo scenario, l’impegno per la giustizia sociale, che diventa un atto etico e politico, richiede la diversificazione delle fonti di sostegno e l’adozione di modelli capaci di misurare l’impatto delle azioni intraprese.
La ricerca di un equilibrio tra l’immediatezza dell’intervento e la continuità del sostegno rappresenta uno dei dilemmi principali della filantropia contemporanea. Da un lato, il dono mirato e intensivo, realizzato attraverso modelli come quello della spend-down philanthropy, consente di generare un impatto che incide sul presente. Dall’altro, la necessità di mantenere viva una rete di sostegno nel tempo chiede di riflettere su modalità che possano garantire la continuità e l’efficacia delle iniziative, anche in un contesto in cui gli incentivi economici potrebbero subire significative modifiche. La sfida, dunque, sta nel saper bilanciare il desiderio di agire con decisione nel presente con la consapevolezza che ogni gesto di generosità deve lasciar traccia e alimentare un impegno a lungo termine.
Negli ultimi anni si sono sviluppati interessanti fenomeni ibridi, che fanno sì leva su un forte intervento immediato ma sono anche l’occasione per iniziare una relazione donativa di lungo periodo. Ad esempio il Giving Tuesday, che cade il martedì successivo al Black Friday, è ormai un evento globale capace di mobilitare milioni di persone. Nato come risposta al consumismo dilagante, questo appuntamento internazionale rappresenta un invito all’azione ma anche alla riflessione sul significato del donare. L’iniziativa registra volumi di donazioni in costante crescita, ed è testimonianza di come la società sia pronta ad azioni di solidarietà, che trasformano il dono individuale in un gesto collettivo e partecipato. Tuttavia, l’esperienza del Giving Tuesday mette in luce anche il rischio che queste giornate rimangano episodi isolati, anziché costituire l’inizio di un impegno strutturato.
Il vero successo di queste iniziative risiede nella capacità di mantenere viva la connessione tra donatori e cause, trasformando l’entusiasmo di un singolo giorno in un percorso di generosità che si rinnova nel tempo. La sfida consiste nel passare dal gesto occasionale a una cultura della donazione basata su relazioni autentiche e durature, in cui il dono diventa un atto meditativo e consapevole, capace di illuminare il cammino di chi lo riceve e di chi lo offre. Questo richiede una nuova forma di comunicazione: un racconto che sappia trasmettere l’impatto del gesto e che rafforzi quel legame profondo che unisce il donatore alla causa, alimentando la speranza in un domani più equo e solidale.
Lo strumento della filantropia è in mano a noi
Il settore della filantropia si trova a un bivio, e noi cittadini e cittadine della società contemporanea possiamo scegliere quale strada imboccare. Oggi possiamo decidere se rimanere nel solco della vecchia beneficenza (con un approccio talvolta paternalistico) o se fare un salto verso la nuova filantropia, lavorando su come concepiamo e pratichiamo la generosità. Ogni strategia che scegliamo è il tassello di un mosaico più ampio, in cui solidarietà, impegno civile e consapevolezza spirituale possono costruire un percorso di trasformazione globale. Il dono, inteso come atto meditativo e consapevole, diventa così un mezzo per tessere relazioni autentiche, per aprire nuove vie di dialogo e per costruire un futuro in cui la giustizia sociale non sia solo un ideale, ma una realtà condivisa e vissuta giorno dopo giorno.
L’approccio olistico che caratterizza questa nuova filantropia invita ciascuno di noi a riflettere sul valore intrinseco del donare. Vogliamo andare oltre le logiche della mera transazione economica per abbracciare una visione in cui ogni gesto di generosità si fa portatore di luce e di speranza. In un mondo in cui le incertezze e le sfide sono all’ordine del giorno, il dono diventa un atto di coraggio, una scelta consapevole di abbracciare la fragilità e la bellezza della vita, contribuendo a creare una rete di sostegno che unisce le persone in un percorso di crescita e di rinnovamento continuo.
La trasformazione della filantropia dunque non è solo una questione di strategie o di modelli finanziari, ma rappresenta un invito a riconoscere il valore della nostra interconnessione e la responsabilità che abbiamo nel coltivare un futuro migliore. In questo percorso, ogni scelta diventa un’opportunità per accendere quella scintilla di consapevolezza che ci spinge a servire il prossimo con amore e dedizione. È in questa prospettiva che la generosità diventa un importante strumento di trasformazione. Attraverso di essa infatti si possono superare le barriere, per mettere in luce il potere della solidarietà come fondamento di una società più giusta, armoniosa e sostenibile. Il dono non va più visto come un gesto occasionale, ma come una pratica quotidiana che, come la meditazione, permette di ritrovare il proprio equilibrio interiore e di contribuire al benessere della collettività. L’invito è quello di abbracciare questa nuova prospettiva con la consapevolezza che ogni atto di generosità, per quanto piccolo, è un’azione che può trasformare il nostro mondo rendendolo più umano e solidale.
- Secondo le proiezioni di Eurostat, la percentuale di persone di 65 anni e oltre nell’Unione Europea è destinata ad aumentare dal 21,1% nel 2022 al 32,5% nel 2100. In Italia, l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) prevede che, entro il 2050, le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,5% della popolazione totale. Si veda : Eurostat, “Population projections in the EU,” disponibile su: https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Population_projections_in_the_EU ↩︎
Testo a cura di Beatrice Marzi
Revisione editoriale a cura di Marta Turchetta