Come cambia la filantropia nel 2025

La filantropia sta attraversando una fase di trasformazione profonda, in cui l’atto del donare si fa veicolo di una partecipazione consapevole e di un impegno che va ben oltre la mera transazione economica. Il recente rapporto 11 Trends in Philanthropy for 2025 del Dorothy A. Johnson Center for Philanthropy offre uno sguardo dettagliato sulle tendenze che stanno rimodellando questo settore, spingendolo a integrare dinamiche sociali, economiche e politiche in un contesto in costante evoluzione. In questo scenario, il dono diventa un percorso di crescita interiore e di condivisione, che risuona profondamente con i valori di compassione, saggezza e interconnessione, elementi fondamentali della filosofia buddhista. Di seguito, analizziamo alcuni dei principali trend che si svilupperanno nel 2025 e negli anni successivi secondo lo studio sopra citato.

Il giving circle: quando la filantropia diventa partecipazione

In passato, la filantropia era spesso appannaggio di grandi donatori e di fondazioni istituzionali, che concentravano le proprie risorse su cause specifiche. Oggi invece emerge un modello diverso, fatto di partecipazione attiva e di dono collettivo. Il concetto di giving circle introduce una dimensione nuova, in cui gruppi di filantropi uniscono non solo il denaro, ma anche esperienze, competenze e reti di contatto, per sostenere cause condivise. Questo approccio trasforma il donatore da semplice fornitore di risorse a partecipante attivo in un processo collettivo, che mira a generare un impatto profondo e duraturo nella società. L’atto di donare, in questa prospettiva, diventa un vero e proprio rituale di condivisione: a partire da un profondo impegno etico e spirituale, il dono mira a rafforzare il tessuto sociale con un contributo che va al di là della semplice beneficenza.

Studi recenti, come quelli condotti da Collective Giving Research Initiative, rivelano come i membri dei giving circles tendano a donare quantità significativamente maggiori rispetto ai donatori tradizionali e siano particolarmente propensi a sostenere cause legate alla giustizia sociale e all’uguaglianza. Questa tendenza suggerisce che, in un’epoca di globalizzazione in cui il senso di interconnessione è sempre più centrale, la filantropia non può prescindere dall’idea di un cambiamento condiviso e partecipato. L’impulso a un dono più consapevole e collettivo rispecchia il principio di interconnessione, secondo cui il benessere personale è inestricabilmente legato a quello della comunità. Ne consegue che ogni gesto di generosità individuale può costruire una società più equa.

Dalla beneficenza all’advocacy: le non profit al tavolo delle decisioni

Parallelamente, assistiamo a una trasformazione nel ruolo delle organizzazioni non profit, che stanno abbandonando il tradizionale schema della beneficenza per abbracciare un approccio più strategico e attivo, capace di incidere direttamente sulle politiche pubbliche. Le realtà che un tempo si limitavano a fornire servizi e a raccogliere fondi ora si trovano ad assumere una posizione centrale nel dibattito politico, facendo leva sul potere dell’advocacy per influenzare le decisioni che incidono sul tessuto sociale. In questo contesto, l’ingresso nel tavolo delle decisioni non rappresenta solo una scelta strategica, ma diventa una necessità per chi intende operare un cambiamento strutturale che miri a eliminare le radici delle disuguaglianze.

Le organizzazioni non profit, infatti, riconoscono che molte delle sfide che affrontano – come il cambiamento climatico, la povertà e le disuguaglianze sociali – richiedono interventi a livello sistemico, che possano incidere sulle fondamenta stesse della società. Non si tratta più di intervenire con misure frammentarie o di affidarsi esclusivamente a soluzioni locali, ma di agire sul piano politico per creare condizioni strutturali favorevoli a un intervento efficace e duraturo. In questo senso, il dono si trasforma in un atto di responsabilità collettiva, in cui le organizzazioni si impegnano non solo a distribuire risorse, ma anche a costruire relazioni durature con istituzioni e comunità, favorendo un cambiamento che si radica nel tempo e che si nutre del coinvolgimento diretto di tutti gli attori sociali.

Meglio dare tutto subito? Il trend delle fondazioni a durata limitata

Un altro aspetto che sta rimodellando il panorama filantropico è la crescente tendenza delle fondazioni a scegliere un approccio a durata limitata, noto come spend-down philanthropy. Mentre le fondazioni tradizionali investono il proprio patrimonio e distribuiscono annualmente una percentuale degli interessi maturati, questo nuovo modello prevede l’esaurimento del capitale entro un periodo definito, con l’obiettivo di concentrare l’impatto nel presente. Tale strategia nasce dal desiderio di massimizzare l’efficacia dell’intervento, evitando la burocratizzazione che spesso accompagna una gestione a tempo indefinito. Tuttavia, essa solleva interrogativi fondamentali: in un’ottica di trasformazione sociale, è preferibile generare un impatto intenso e immediato, pur rischiando di non garantire la continuità futura, oppure conservare le risorse per sostenere iniziative a lungo termine?

Questa scelta porta a una profonda riflessione sul senso del dono, in cui il tempo assume una dimensione quasi sacra, e ogni attimo diventa prezioso. Agire con l’intenzione di fare la differenza nel qui e ora, anche a costo di una temporanea interruzione del sostegno, significa accogliere il principio di impermanenza e accettare che il proprio operato possa non proseguire indefinitamente, lasciando un’impronta tangibile nel presente. Questo modello si fonda sulla consapevolezza che ogni gesto di generosità, se compiuto con intenzione e presenza, ha il potere di trasformare le realtà in cui agiamo, ispirando un percorso di rinnovamento che trascende il tempo e le convenzioni tradizionali.

In un momento in cui la generosità è spesso valutata in termini economici, la sfida consiste nel rafforzare quel legame profondo che unisce il dono alla visione di un mondo più sostenibile e solidale. L’obiettivo è quello di coltivare una cultura del dono che si fondi non solo su incentivi finanziari, ma su un impegno autentico, capace di trasformare la relazione tra chi offre e chi riceve. Questa trasformazione, che va dalla semplice beneficenza a una vera e propria partecipazione politica e sociale, richiede una ridefinizione dei ruoli e delle modalità operative, affinché il dono diventi uno strumento di crescita personale e collettiva.

La nuova filantropia

L’insieme di queste dinamiche preannuncia un futuro in cui la filantropia si farà protagonista di un cambiamento radicale. Il valore del dono si misurerà non tanto in termini di risorse distribuite, quanto nella capacità di creare una rete di solidarietà e di interconnessione. Le sfide poste dai nuovi strumenti filantropici, dal cambiamento delle priorità sociali e dall’ingresso delle organizzazioni non profit nella sfera politica richiedono una visione ampia e integrata. Ogni scelta deve diventare parte di un percorso di trasformazione che abbraccia sia l’impatto immediato che quello di lungo termine. In questo scenario, il dono assume una valenza quasi meditativa: è un invito a considerare ogni gesto di generosità come un seme di cambiamento, che può germogliare solo in un terreno di consapevolezza e di impegno condiviso.

Foto di Noah Buscher su Unsplash

Testo a cura di Beatrice Marzi
Revisione editoriale a cura di Marta Turchetta